Download - Oachner Höfeweg italienisch
F i è a l l o S c i l i a r
S e n t i e r o d e i m a s i
Brennero
Trento - Verona
Bressanone
Chiusa
Bolzano -Nord
Bolzano -Sud
BOLZANO
Prato all‘Isarco
Fiè allo Sciliar
Presule
Aic a di Fiè
S anta Caterina
Tires
Castel Presule
Siusi allo Sciliar
Castelrotto
Santa Caterina
AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE
Cofinanziato nell‘ambito del programma Obiettivo 2 - 2000/2006
S e n t i e r o d e i m a s i
Escursione suggestiva attraverso un paesaggio naturale e
rurale molto diversificato, sulle pendici meridionali
della media montagna di Fiè
© 2008Comune di Fiè allo Sciliar
Concept & CopyArnold Karbacher
TextArnold Karbacher
Peter OrtnerIrene ParnigottoRainer SeberichHermann Vötter
TranslationAlex Fichera
Photo Ripartizione natura e paesaggi
Ufficio Beni archeologiciMaria-Luise GöglArnold Karbacher
Benjamin Obkircherwww.fotorier.itwww.iceman.it
www.tappeiner.it
Art & DrawingJudith Winkler
www.juwin.com
I n d i c e
i n d i c e
01 Castel Presule Castello & Streghe p. 6
02 „Wirtskeller“ Refrigerio & cantine p. 8
03 Flora e fauna Media montagna & Mediterraneo p. 10
04 Paesaggio culturale Natura & Cultura p. 14
05 Geologia Vulkani & Coralli p. 16
06 Masi ed arte Architettura & Arte p. 18
07 Preistoria e protostoria Storia & Sentieri p. 20
08 Chiese Chiese & Cappelle p. 22
09 Carta Panoramica Aica di Fiè p. 24
Stagione consigliata:tutto l‘anno, sebbene l‘estate sia molto calda
Punto di partenza: Castello di Presule 856 m, parcheggio
Punto d‘arrivo: Chiesetta di Santa Caterina 867 m
Dislivello: discesa 130 msalita 140 m
Percorso: ca. 8 km
Tempo di percorrenza:ca. 4-5 ore
I l s e n t i e r o d e i m a s i d i A i c a d i F i è
_ D a l C a s te l l o d i P r e s u l e a l l a C h i e s e t t a d i S a n t a C ate r i n a
Il sentiero che dal Castello di Presule conduce alla Chiesetta
di Santa Caterina è caratterizzato da scorci di vita contadina
e tesori artistici conservati molto bene. Attraversando l‘intero
versante soleggiato della media montagna di Fiè si ammira un
paesaggio rurale e naturale estremamente diversifi cato, reso
prezioso da una grande varietà fl oristica e faunistica.
Il percorso è lungo, ma può essere percorso anche in brevi tratte
parziali e invertendo il senso di marcia. È possibile infatti acce-
dere al sentiero in diversi punti, lungo sentieri di congiunzione
indicati in planimetria (pag 24) da linee punteggiate:
➤ presso Mitterpsenn
➤ da Oberpsenn a maso Gstatsch
➤ presso Innerpeskoler
➤ da Federer a maso Guntschöll
➤ da maso Front ad Aica di Fiè
➤ da maso Unterharder ad Aica di Fiè
Il tratto dal Castello di Presule ad Aica di Fiè, passando per
il “Wirtskeller”, Oberpsenn e Guntschöll, è percorribile anche
con il passeggino.
I bambini troveranno particolarmente entusiasmante il passag-
gio del ponte sospeso sul Rio Laus, poco a valle di Aica di Fiè.
Per ritornare a Presule è possibile valicare a piedi i prati dello
Schnaggenkreuz 1010 m, sentiero n° 5, oppure si può pren-
dere l‘autobus del trasporto pubblico che porta direttamente a
Presule.
Il sentiero attraversa i terreni privati di masi e diverse vie abi-
tate. La gente del luogo è lieta di mostrare le proprie abitudini
di vita quotidiana. Per questo è particolarmente importante ri-
spettare i terreni e le usanze.
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Veduta dal sentiero dei masi su Presule e sulla torre
polveriera, con Sciliar e Croda del Maglio sullo sfondo
Il castello di Presule sorge nel punto più strategico dell‘altipia-
no, in cui la via proveniente dalla val d‘Isarco si congiunge con il
sentiero preistorico che da Fiè conduce in val di Fassa, passan-
do per Tires e per il Passo di Costalunga. Il dosso su cui sorge il
castello presenta tre versanti quasi perpendicolari sulla gola del
Rio Sciliar. Poco a monte del castello, già citato nel 1279, sorge
una torre in pietra accessibile al pubblico, dalla cui sommità si
gode una vista meravigliosa. La torre, tutt‘ora chiamata „Pulver-
turm”, cioè polveriera, è attribuibile alla prima metà del 13° sec.
e dal 2007 è circoscritta anche da un percorso circolare.
I signori di Fiè, luogotenenti dei vescovi di Bressanone ed in
seguito dei Conti del Tirolo, si appropriarono del potere seco-
lare all‘interno del vescovato e trasferirono sia
la propria residenza, sia il tribunale dal loro ca-
stello di valle al castello di Presule. Il castello ri-
mase in loro possesso dal 1450 al 1805. L‘aspet-
to attuale del castello è attribuibile alla volontà
di Leonhard von Völs (1458-1530), politico,
uomo d‘armi, gestore per volontà dell‘impera-
tore delle saline di Hall, governatore per più di
30 anni dei territori all‘Adige e nel Burgraviato
0 1 _ C a s t e l l o & S t r e g h e
C a s t e l P r e s u l e
Castel Presule
77
di Merano, consigliere ed amico intimo dell‘imperatore Massi-
miliano, „l‘ultimo cavaliere“. La rocca corrispondeva a quanto di
più moderno e sofi sticato si conoscesse in materia di difesa mi-
litare e comfort abitativo. Leonhard von Völs riuscì a raggiun-
gere lo stato di signore libero e ricondusse la propria genealogia
alla famiglia patrizia romana dei Colonna, dai quali acquistò
il diritto di inserire la colonna nel proprio stemma di famiglia.
Le colonne sono tutt‘ora contenute nello stemma del Comune
di Fiè. Ricaddero nel periodo della sua giurisdizione i famosi
processi alle streghe, tenuti in Presule nel 1506 e 1510, le cui
atrocità sono ricordate da una lapide posta dal Comune pro-
prio davanti al castello, nonché la guerra dei contadini (1525),
durante la quale il castello, in cui si trovavano „gli editti della
libertà“, venne occupato dagli stessi.
La famiglia tuttavia si estinse ed il castello, con il suo prezioso
inventario, andò incontro a rapido decadimento, nonostante
gli sforzi di alcuni illustri pro-
prietari, succeduti in frequenti
passaggi di proprietà, tra cui
spiccano l‘allora presidente
della Camera di Commercio
di Bolzano Franz Anton von
Kofler ed il ricchissimo col-
lezionista d‘arte Alexander
Günther di Monaco di Bavie-
ra. Lo stesso Günther incaricò
nel 1893 il giovane architetto
di Amburgo Fritz Schuma-
cher, divenuto in seguito un
famoso urbanista, a restaurare
l‘intero maniero ed arredare il
Rittersaal, la sala dei cavalieri.
Dal 1981 il castello fu acqui-
stato da una fondazione ad
hoc, per renderlo accessibile al
pubblico e utilizzarlo per ma-
nifestazioni culturali.
Lo stemma sopra al portale esterno del castello ricorda il famoso castellano Leonhard von Völs (1458-1530)
Il cortile interno con la loggia
8
Lungo il sentiero che collega Prato Isarco e Presule si trova il
cosiddetto Wirtskeller, la „cantina dell‘oste“. Questa veniva
usata come dispensa dalla locanda di Presule, ex Gasthof Rose,
in cui stivare e conservare vino, speck e formaggio, disponendo
di un „sistema di raff reddamento naturale“. Grazie alla sua
posizione la cantina divenne presto uno spartano, ma molto
apprezzato luogo di ristoro, dotato persino di una pista per
birilli.
Nel corso degli anni tuttavia, l‘edifi cio decadde e oggi non ri-
mangono che poche mura in rovina. Durante il recente ripri-
stino del sentiero dei masi, questi muri sono stati in parte re-
staurati, rendendo nuovamente percepibile, specie nei mesi più
caldi, l‘effi cacia di questo stupefacente frigorifero naturale.
Dagli anfratti di una antica frana fuoriescono getti di aria fredda. Il fenomeno è riconducibile alla struttura a camino ed
al maggior peso specifi co dell‘aria fredda che attraverso esso
scende a quote inferiori. Gli interstizi tra i massi della frana in-
fatti, presentano diversi sbocchi, posti a quote diverse del pen-
dio. Se l‘aria in essi contenuta è più fredda di quella circostante,
essa scende per gravità, richiamando aria calda attraverso le
aperture superiori. Nel passaggio sotterraneo l‘aria assorbe an-
che vapor acqueo che viene ceduto in seguito per condensazio-
ne, producendo un ulteriore raff reddamento dovuto al calore
latente di condensazione. L‘aria fredda, più pesante, fuoriesce
dagli sbocchi a quota più bassa e presenta una temperatura
0 2 _ R e f r i g e r i o & c a n t i n e
Il „Wirtskeller“ presso Presule; sullo sfondo si
vede la struttura riedificata, in primo piano a sinistra
sono riconoscibili i fori di uscita dell‘aria fredda
Sorbo degli uccellatori
W i r t s k e l l e r
9
media annuale di 12-15° C. Laddove la circolazione dell‘aria
nel sottosuolo è particolarmente veloce, la temperatura può es-
sere ancora più bassa, producendo il fenomeno delle buche di ghiaccio.
Questo fl usso continuo di aria fredda genera un particolare mi-croclima locale, in cui proliferano licheni, muschi e felci (indice
di elevata umidità). Inoltre le
basse temperature consentono
l‘insediamento di specie parti-
colari come il rododendro, al-
trimenti diff uso solo a quote
superiori. Una vera lezione di
ecologia applicata!
Alcuni contadini utilizzano
ancora oggi le buche di ghiac-
cio come frigorifero naturale.
Come funzionano le buche di ghiaccio
Presso le buche di ghiaccio è possibile trovare alberi di castagno vicino ad arbusti tipici di quote alpine più elevate come il rododendro
Deposito di frana con vege-tazione tipica; sullo sfondo è riconoscibile il „Wirtskeller“
C i r c o l a z i o n e d ‘ a r i a
C i r c o l a z i o n e d ‘ a r i a
W i r t s k e l l e r
10F l o r a e f a u n a
Il sentiero dei masi di Presule è caratterizzato da boschi misti e
da margini boschivi ad elevata biodiversità. I margini del bosco
rappresentano un prezioso confi ne ecologico tra vegetazione
forestale a fusto ed arbustiva e le ampie aree coltivate a prato
e pascolo.
La presenza di copertura e l‘abbondanza di cibo data da fi ori e
frutti è apprezzata sia dagli animali del bosco che da quelli che
prediligono i prati. Nelle ore notturne i caprioli escono dalla
foresta per brucare l‘erba, così anche i rapaci, i corvi e le averle
dipendono dalla vegetazione arborea per crescere i loro picco-
li, poiché trovano cibo solo negli spazi aperti. Castagni, faggi,
noci, frassini, sorbi e tigli off rono al picchio ottime possibilità
0 3 _ M e d i a m o n t a g n a & M e d i te r r a n e o
L‘elegante stipa pennata, detta anche erba delle fate, è comune nelle formazioni
erbose steppiche e viene utilizzata dagli “Schützen”
e dai musicisti della banda di Fiè e di Aica per ornare i
propri cappelli
Capriolo e Roverella
11
di creare un nido nel cavo
dei tronchi. Tra le conifere
troviamo abeti rossi, pini
silvestri e larici. Il bosco misto di media montagna
si completa con salici, be-
tulle e pioppi tremoli.
Proseguendo lungo il sen-
tiero dei masi, da Gemoa-
ner in direzione Aica di
Fiè, si costeggia un arido
costone porfirico esposto
al sole, sul quale prevale
il bosco di roverella, una
quercia dalle esigenze me-
diterranee. In primavera è
Orniello
Picchio
12
possibile ammirare le infi orescenze bianche dell‘orniello; del
prugno spinoso e del ciliegio canino. Accanto all‘orniello ed
alla roverella, sono diff usi lo scotano, la vescicaria ed il corniolo.
I boschi radi di arbusti ospitano invece molte specie vegetali
Macaone
Limite tra boschi e prati
F l o r a e f a u n a
13
submediterranee quali la lattuga rupestre; il vincetossico, il
lilioasfodelo maggiore, l‘eliantemo maggiore, il tamaro, il citiso
peloso, la clematide eretta ed il geranio sanguigno.
Dove i pendii sono troppo ripidi o strapiombanti, si insedia-
no formazioni erbose aride con numerose specie tipiche della
steppa. Così come sono diff use molte specie vegetali tipiche
delle basse latitudini, il bosco di roverella è popolato anche da
una fauna mediterranea, presente in questa zona considerata
il confi ne di distribuzione settentrionale. Tra i rettili vanno ci-
tati il saettone comune, la lucertola muraiola ed il ramarro. Su-
gli steli d‘erba delle formazioni erbose steppiche è facile trovare
la mantide religiosa, così come tra i fi ori multicolori non è raro
imbattersi in numerose farfalle, tra cui la zigena, il podalirio e
il macaone.
Mantide religiosa Ramarro
Geranio sanguigno
14P a e s a g g i o c u l t u r a l e
La strada panoramica e la costruzione di case
più recenti e moderne non hanno compromesso
il paesaggio culturale e largamente naturale di
Aica di Fiè. L‘insediamento ora dotato di rete di
irrigazione ma un tempo condizionato dall‘ari-
dità del luogo, sorge su colline modellate dalla
glaciazione, alcune delle quali furono abitate già
in epoca protostorica. L‘infl uenza secolare del-
le attività colturali nella zona di Aica di Fiè e di
Presule è evidenziata dalla presenza di castagni,
ciliegi e noci, unitamente alla presenza del bosco
di latifoglie.
Il castagno fu molto apprezzato già in epoca pro-
tostorica, ma soprattutto durante l‘impero roma-
no si diff use in qualità di specie importante sia
dal punto di vista colturale che come essenza ar-
borea caducifoglie. Il largo impiego del suo legno
come palo di sostegno per le vigne ne giustifi ca la diff usione
nelle aree di produzione vinicola.
Grazie al clima mite, la vite da vino viene coltivata qui da molte
generazioni. Durante il medioevo i contadini erano costretti a
pagare una tassa ai loro signori, sia che questi fossero detentori
del potere secolare che temporale. Il tributo prevedeva soprat-
0 4 _ N a t u r a & C u l t u r a
Il castagno è un albero caratteristico di questo
paesaggio colturale
La particolare esposizione ha reso Aica di Fiè una zona
vitivinicola di lunghissima tradizione
15
tutto cereali e formaggio, ma specie nella zona di Aica la tassa
veniva liquidata in forma di vino. Ciò spiega anche la particolare
attenzione con cui in questa zona si è da sempre guardato alle
caratteristiche costruttive dei masi vitivinicoli. Verso la metà
del 19° secolo la viticoltura subì forti contraccolpi, ma oggi si
registra una ripresa incoraggiante e la qualità del vino è in parte
eccellente. Se fi no a un secolo fa il paesaggio era ampiamen-
te caratterizzato da superfi ci coltivate a grano e segale e, come
seconda coltura, a grano saraceno, la coltura di cereali è oggi
pressoché scomparsa dal territorio comunale di Fiè, lasciando
il posto a prati da sfalcio.
I dintorni sono ora modellati da vigneti terrazzati, prati pun-teggiati da singoli alberi da frutto, piccoli boschi di castagno
e, su superfi ci più limitate, coltivazioni di frutti di bosco. Sin-
goli alberi di gelso ricordano l‘oramai tramontata economia
locale del baco da seta. Un paesaggio colturale così strutturato
e diversifi cato lascia ancora molto spazio alla natura. Anche i
muri a secco costituiscono un habitat ideale per molti picco-
li animali, come per esempio lucertole e lumache e per piante
come il semprevivo, la borracina e le felci.
Sopra l‘entrata del maso Front è apposto un bassorilievo in arenaria, raffigurante un coltello da innesto, un grappolo d‘uva ed una foglia di vite
Abitanti tipici dei muri a secco: felci eliofile, borracina e semprevivo
Colture di ieri e colture di oggi: gelso e mirtillo nero
16G e o l o g i a
Il maso Gemoaner è una famosa locanda per il „Törggelen“,
l‘autunnale tradizione locale tra vino e castagne. Da questo
angolo di Aica di Sotto si gode una panoramica d‘insieme di
tutta la valle di Tires, fi no al
„Rosengarten“, posto ad orien-
te. Sul versante opposto della
valle rimane sospeso il paese
di Collepietra. Il pendio cli-
maticamente più favorevole è
però occupato da Aica di Fiè,
territorio di antica tradizione
rurale, caratterizzato da sin-
goli masi sparsi. Da quassù si
vede anche la città di Bolzano,
mentre in alto sono visibili le
successioni stratigrafi che delle
Dolomiti, relative a deposi-
ti di età compresa tra 240 e
280 milioni di anni fa.
0 5 _ V u l c a n i & C o r a l l i
Veduta dal Gemoaner verso la valle di Tires con il
Catinaccio sullo sfondo
Veduta della successione stratigrafica della
valle Ritz / Brie
17
La valle di Tires è percorsa dal Rio Brie e presenta un imbocco
stretto e angusto. Le pareti circostanti sono costituite da ros-
so porfi do atesino, appartenente al complesso vulcanico della
piattaforma porfi rica atesina.
Sopra al porfi do poggia l‘arenaria della val Gardena, la quale
disgregandosi ha prodotto terre fertili e coltivabili. Essa è facil-
mente riconoscibile negli strati del ripido impluvio che scen-
de dal Cavone, segnando il confi ne comunale tra Fiè e Tires.
Questa vistosa stratifi cazione rossastra rappresenta un libro
aperto sulla genesi e struttura geologica della zona. L‘arenaria
è a sua volta coperta dagli strati gessosi a Bellerophon e dagli
strati marnosi della Formazione di Werfen che testimoniano
le ripetute invasioni dell‘antico mare denominato Tetide. Gli
strati di Werfen sono tipicamente ricchi di fossili di lumache
e conchiglie.
L‘imponente muraglia del Catinaccio è una antica barriera
corallina e la sua immagine rimanda ad un paesaggio origina-
rio molto simile ad un arcipelago dei mari del sud.
La principale componente del Catinaccio è la
Dolomia dello Sciliar. La forma attuale della
barriera è il risultato della tettonica a plac-
che e delle forze erosive. La faglia estesa tra
Collepietra e Prato all‘Isarco, fi n giù nella
conca di Bolzano è nota come „linea di
Tires“ ed è responsabile del maggiore
sollevamento del Catinaccio rispetto
allo Sciliar, di circa 800 metri.
Modello interno di un gasteropode, dalla Forma-zione a Bellerophon (ca. 255-250 milioni di anni fa)
Claraia clarai (Emmrich). Impronta di alcuni bivalvi provenienti dalla Formazione di Werfen (ca. 250-245 milioni di anni fa)
Ammonite appartenente alla famiglia delle Gymnitidae, Dolomia dello Sciliar (ca. 235-230 milioni di anni fa)
18M a s i e d a r t e
Chi percorresse con occhio attento e consapevole il variegato
paesaggio naturale e colturale che circonda Aica di Fiè, non si
soff ermerebbe solo sulle particolarità storico-artistiche note
e risapute, ma sarebbe colpito anche dalle antiche (e nuove) di-
more della gente. Ciò che aff ascina è il carattere sparso di que-
sti insediamenti, posti a quote diverse, nell‘intento di sfruttare
ogni angolo di questo paesaggio colturale e naturale, a costo di
un notevole isolamento eppure raggiunti da una fi tta rete vie
d‘accesso e poderali.
Gli archeologi hanno individuato molte tracce di insedia-mento risalenti ad epoche preistoriche. Gli storici e studiosi di
archivi hanno potuto rico-
struire la presenza di alcune
famiglie e di alcuni masi fi no
al primo medioevo. In quel
tempo la strada che conduce-
va a Tires era dotata di nume-
rose torri, aventi funzione di
difesa, che in seguito furono
inglobate nella costruzione
di edifici rurali. Particolare
importanza ebbero all‘epoca i
masi a vocazione vitivinicola
e ciò sviluppò una notevole
tradizione edilizia.
0 6 _ A r c h i t e t t u r a & A r t e
Il Fronthof posto sul ripido pendio e interamente
edificato in lastre di pietra omogenee è il più grande
maso risalente ad epoca gotica presente in Alto Adige
Retro del Federerhaus. L‘annessa scala a chiocciola di epoca gotica è perfetta-
mente conservata fino al secondo piano. Non è visibile
esternamente la torre romanica inglobata
19
Non sorprende quindi, ma è architettonicamente interessante
notare la presenza in molti masi, di resti di strutture edili anti-
chissime, tra cui le fondamenta, la volta delle cantine, gli archi
d‘ingresso, così come gli aff reschi di corridoi e stanze abitative.
Sebbene questi elementi siano in parte poco
vistosi e di modesta fattezza, questi masi rap-
presentano dei monumenti di inestinguibile
valore culturale e scrigni di bellezza celata.
Alcuni di questi cimeli rimangono nascosti
all‘occhio del visitatore attento, perché apparte-
nenti alla sfera intima familiare oppure perché
distanti dal percorso segnato. Ciò nonostante,
oltre alla curiosa disposizione frammentata
degli insediamenti rurali sul territorio, molti di
questi dettagli storico-artistici possono essere ammirati da vici-
no. Le antiche stanze rivestite in legno, come ad esempio quelle
di maso Gemoaner, invitano nei mesi autunnali alla tradizione
locale del „Törggelen“.
Particolare dell‘impressionante stube gotica del maso Unterpsenn
Presso il maso Fingerhof una bassa pensilina posta sopra l‘ingresso ad arco, protegge un affresco risalente al 13° sec., rafigurante S. Giorgio, S. Margherita e S. Floriano
Meritevole d‘attenzione è la cantina di maso Fronthof dotata di colonna in pietra arenaria e quattro imponenti arcate
20P r e i s t o r i a e p r o t o s t o r i a
Nel 1978 i lavori di scavo per la posa dell’impianto di irri-
gazione di Aica misero in luce profonde stratigrafi e con
episodi di antropizzazione relativi a più momenti del
neolitico, della protostoria e dell’età romana: eviden-
temente anche i primi coltivatori della storia si erano ac-
corti della particolare feracità del territorio di Aica.
Le più antiche testimonianze archeologiche risalgono a
6.000 anni fa, quando nei terreni adiacenti i masi Finger
e Zafl uner si installarono le abitazioni e i campi di piccole
comunità di agricoltori neolitici. I terrazzi off rivano ampie zone
pianeggianti ben esposte al sole e terreni facilmente dissodati .
Gli scavi archeologici e le analisi della composizione dei suoli
hanno mostrato che in più punti del territorio di Aica vennero
ricavati con piccoli muri di terrazzamento dei campicelli dove
coltivare l’orzo. I dintorni di questi insediamenti erano adibiti
al pascolo di pecore, capre e bovini.
Nell’età del bronzo e poi del ferro (all’incirca tra il 2000 a.C.
e il 100 d.C.) i rilievi presenti
a Presule, Zafluner, Finger, i
territori adiacenti i masi Kom-
patsch, Mongadui, Federer, l’area
tra Grosssteinegg e Schnaggen
vennero scelti per costruire dei villaggi. Tra le attività principali
cui erano dediti gli abitanti
è rilevante l’agricoltura e l’allevamento. Gli allevatori
conoscevano molto bene e
soggiornavano molto spesso
nelle aree alpestri d’alta quo-
ta: nell’Alpe di Siusi, sullo Sciliar e sul Monte Cavone
sono stati riconosciuti diver-
si insediamenti stagionali
protostorici a carattere reli-
gioso e produttivo.
0 7 _ S t o r i a & s e n t i e r i
Riproduzione in minia-tura in piombo di ascia
dell‘antica età del Bronzo da Castel Presule
Grande punta di selce ritoccata dalla localitá
Schnaggen
Piccola fibula di bronzo, conformata ad ascia, dalla necropoli di epoca romana
presso il maso Kompatscher
Frammenti di ceramica di epoca neolitica, venuti in luce nei pressi del maso Finger
21
Nell’età romana sorsero nu-
merose fattorie tra Presule e
Tires. Gli ampi spazi pianeg-
gianti dei terrazzi e del Monte
di Aica offrirono condizioni
climatiche e ambientali mol-
to favorevoli. In particolare
l’ampia sommità pianeggian-
te del Gfell ospitò un complesso di discrete dimensioni. Gli
abitanti scelsero il pianoro antistante al maso Kompatsch,
situato solo poco più a valle, come necropoli per seppellire i
propri defunti. Il cimitero mostra una certa monumentalità:
alcune tombe recano una lapide su cui è incisa l’età e il nome
del defunto.
Considerato che in età romana era usanza seppellire i morti
lungo le strade, è molto probabile che nelle vicinanze del maso
Kompatsch passasse un percorso viario che univa la Val d’Isar-
co con la Val di Fassa attraverso il Passo Nigra. Probabilmente
alcune parti dell’attuale “Sentiero dei Masi” ripercorrono que-
sto tracciato.
Corredo di una tomba a cremazione dalla necropoli di epoca romana presso il maso Kompatscher
Stele funeraria di Severa dalla necropoli di epoca romana del maso Kompatscher
22c h i e s e
La parrocchia di Fiè aff onda le sue origini nell‘epoca carolingia
e presenta una notevole estensione, comprendendo la valle di
Tires e gran parte della Val d‘Ega. La percorrenza media per
raggiungere la chiesa parrocchiale variava da 1 a 4 ore, ragione
per cui le comunità contadine, chiamate „Malgreien“, a partire
dal 12°/13° sec. si dotarono di luoghi di culto locali, piccole
chiese in stile romanico, nelle quali il parroco di Fiè inviava sa-
cerdoti durante i giorni di festa. Naturalmente i borghi presero
il nome dei santi patroni di queste piccole chiese. In un‘epoca
in cui non esistevano forme di assistenza sociale e nemmeno
assicurazioni contro la grandine, la gente si rivolgeva ai santi e
talvolta erano le stesse chiese ad aiutare i contadini bisognosi,
attingendo alle off erte o ad altre entrate ecclesiali in cambio di
interessi. Ciò creò un legame stretto tra la gente e la propria
chiesa, esplicitato dalle sfarzose decorazioni di altari e aff reschi,
con cui gli uomini competevano nel rendere grazie. Nel corso
del 15° secolo che fu l‘epoca di maggior gloria del Tirolo, qua-
si tutte le chiese fi liali della parrocchia di Fiè, e tra queste anche
S. Caterina ad Aica, furono ammodernate in stile gotico.
Alcuni masi, tra cui anche il
Gemoaner e l‘Außerpeskol-
ler lungo il sentiero dei masi,
costruirono una cappella pro-
pria, in cui la famiglia recitava
il rosario.
La chiesa di S. Caterina sorge lungo l‘antichissimo
sentiero che dalla Val d‘Isarco conduce alle valli dolomitiche ladine.
Dal 15° sec. in poi quindi: S. Caterina diviene la
protettrice dei carrettai
I capitelli e crocifissi lungo la via invitavano a pregare o fungevano da sosta per i morti lungo il cammino che conduceva al cimitero
Molti capitelli e cappelle sono frutto dell‘arte religiosa popolare, come questa cappella del 1736 presso il maso Innerpeskoler
0 8 _ C h i e s e & C a p p e l l e
23
S. Caterina in Aica di Fiè
La chiesa, citata già nel 1293, fu originariamente dedicata a
S. Michele – l‘adiacente maso si chiama appunto „Michaeler“.
Verso la fi ne del 15° secolo l‘abside romanica fu sostituita da
un coro gotico al quale venne aggiunto, sul versante nord, il
campanile ed il soffi tto della navata venne decorato con una
volta stellata.
Particolare attenzione meritano gli aff reschi risalenti all‘incirca
al 1420, riccamente policromatici e mai ritoccati, presenti sulla
parete esterna rivolta a sud. Dotati di notevole espressione e
mimica, essi narrano la storia di Caterina, fi glia del re di Ales-sandria che a causa della distruzione dell‘immagine idolatrica
(1a fi la superiore) viene processata dall‘imperatore Massimino
(2), frustata (3) e rinchiusa in una torre dove viene consolata
dagli angeli (fi g. 5, sopra alla crocifi ssione sopra alla porta), per
avere rifi utato di idolatrare l‘immagine pagana imposta. L‘im-
peratore la obbliga a discutere anche con alcuni fi losofi pagani
(fi g. 6), ma lei riesce addirittura a convertire alcuni di loro al cri-
stianesimo. Questi vengono messi al rogo da Massimino (1a fi la
inferiore). Anche l‘imperatrice venuta a visitarla nella notte (2),
si lascia convertire e viene per questa ragione decapitata (3).
Allora l‘imperatore decide di condannare la santa alla ruota,
ma alcuni angeli distruggono la stessa (4, a destra dell‘ingres-
so). Infi ne anche la santa muore decapitata (5) e viene sepolta
sul Sinai, dove l‘imperatore Giustiniano erige nel 557 il famoso
Convento di S. Caterina (6).
Particolarmente preziosi sono gli affreschi realizzati sul versante meridionale della chiesa
Veduta parziale degli affre-schi esterni di S. Caterina, tra cui S. Michele con la bilancia dell anime e una rappresen-tazione sovradimensionata di S. Cristoforo, patrono dei viaggiatori e avversario della morte precoce
P R Ö S E L S P R E S U L E S 878 m
U M S U M E S 930 m
St
Alter F
Faust
Besserer Gump
Zalter
Wolfram
Dosser
Riefer
Flod
PröslerhofSchloss Prösels
St. Nikolaus
Kircher
Schantl
Schlosshof
Flunger
Wirtskeller
Schnaggenkreuz1010 m
BirnbaumPero
Moroder
P r ö s l e r R i e d
Karnoder
Schneiderle
Oberpsenner
V Ö L S E R A I C H A A I C A D I F I È 873 m
B R E I E NB R I È 800 m
Prackfoler620 m
Unterpsenner
Gemoaner
Gstatsch
Innerpeskoler
Gfinker
GuntschöllerLaitnkeller
Federer
Zoar
MasunerWieser
Strohdecker
HanigFront
Oachner Wirt
Unterharder
Putzer
ObergamperTschötscherKöhler
TreiblMichaeler
St. Kathrein S. Caterina870 m
StampferKompatscher
Mongadui
Schönblick1193 m
F E S T P L A T Z
Mioler
Partschiller
Alter Fausthof
Finger
Untergamper
Außerpeskoler
Oberpatigl
Br
ei
ba
ch
Mitterpsenner
HängebrückePonte sospeso
Pulser
euz
Kofler
Frimmler
Gfrener
St. Johann
➤ presso Mitterpsenn
➤ da Oberpsenn a maso Gstatsch
➤ presso Innerpeskoler
➤ presso Federer a Guntschöll
➤ da maso Front ad Aica di Fiè
➤ da maso Unterharder ad Aica di Fiè
L‘impegnativo tragitto può essere suddivi-
so in tratte parziali più brevi ed è percor-
ribile anche in senso inverso. È possibile
infatti accedere al sentiero in diversi pun-
ti, lungo sentieri di congiunzione indicati
in planimetria da linee punteggiate: