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IL PONTE SOPRA AL FIUME Comunicazioni di Botho Sigwart della vita dopo la morte 1915-1949 CambiaMenti www.cambiamenti.com [email protected]

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Chi non ha subito un lutto?Sigwart, muore durante la I Guerra Mondiale, ma una volta "trapassato" cerca di mettersi in contatto con la famiglia attraverso sua sorella Lycki.«Sono io a parlarti, tuo fratello Sigwart che ti ama» così iniza la sua prima Comunicazione nel 1915.Il tema principale che affronta Sigwart è chiedere ai familiari di non piangere e di non essere tristi poiché questo non lo aiuta nel percorso che deve affrontare dall'altra parte del mondo fisico. Sigwart comunica come se non fosse morto pare ancora vivere tra le mura di Liebenberg e questo si avverte in ogni messaggio, egli stesso rivela che dove «è adesso» le distanze sono solo una concezione umana come il vivere e il morire.Seguendo il percorso di Sigwart, possiamo costruire dentro la nostra anima "un ponte" che collega il nostro mondo a quello spirituale dove vivono i nostri cari e possiamo arginare le nostre ferite; cominciando a guardare alla morte con un occhio diverso.

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IL PONTE SOPRA AL FIUME

Comunicazioni di Botho Sigwart della vita dopo la morte 1915-1949

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Titolo originale: Brücke über den Strom. Mitteilungen von

Sigwart Graf zu Eulenburgaus dem Leben nach dem Tode

1915 - 1949 überarbeitete Auflage 2014.Copyright Oratio Verlag GmbH

© 2015 EDITRICE CAMBIAMENTI

I EDIZIONEISBN 978-88-96029-26-8

Il ponte sopra al fiume

Comunicazioni di Botho Sigwart della vita dopo la morte 1915-1949

EDITRICE CAMBIAMENTI sas40125 Bologna – Via A. Quadri, 9

[email protected]

Copertina ed editingGiuseppina Pistillo

Immagine di copertinaChristin Johannes

Traduzione di Giordana Rossetti

Tutti i diritti di riproduzione, di traduzioneo di adattamento cine-radio-televisivo-teatrale

sono riservati per tutti i Paesi.È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa

con qualsiasi mezzo, compresa la stampa, copia fotostatica,microfilm, e memorizzazione elettronica,

se non espressamente autorizzata dall’Editore.

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Ama chi pensa, chi realmente pensa in pensieri, non in parole; perché la sostanza vivente del pensiero è amore. Chi pensa ama, e chi ama comincia ad essere quell’Uomo che dice di essere e di cui per ora ha soltanto la forma esteriore. Massimo Scaligero

Credetemi: la vita è un sogno, voi vagate sulla Terra senza sapere cosa vi sta intorno. E’ la Vita, quella che non vedete - il sogno è quello che vivete!

Sulla Terra dovreste anche evolvervi in modo tale che morire vi sia più lieve del vivere. Perché vivere è morire, invece morire è effettivamente vivere.Che sia benedetta la Vita, che fiorisce solo con la morte! Sigwart

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INDICE

Prefazione alla nuova edizione 2008 pag. 9

Sigwart e la famiglia: come tutto è cominciato pag. 11

Introduzione pag. 17

Messaggi del 1915 pag. 19

Comunicazioni del 1916 pag. 102

Messaggi dal 1917 al 1919 pag. 197

Messaggi dal 1921 al 1949 pag. 266

Postfazione pag. 361

Appendice pag. 365

Galleria fotografica pag. 366 w

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Prefazione alla nuova edizione 2008

L’uscita di questa nuova edizione del volume Il ponte sopra al fiume è avvenuta sostanzialmente per due ragioni.

Da un lato svelare il «segreto» della famiglia di Sigwart è parso un gesto adatto ai tempi attuali, in cui i nuovi media sono adatti a rafforzare le radici da lui poste. Onde evitare errori o interpretazioni fallaci, si riportano le informazioni autentiche trasmesse dalla famiglia; ad esse si aggiungono alcune fotografie dai loro album. Dall’altro lato si è provveduto a identificare ed eliminare le numerose differenze e gli errori riscontrati confrontando i documenti originali ancora in possesso dei familiari e le diverse edizioni del 1970, 1972 e 1985. Si è inoltre intervenuti eliminando i messaggi anacronistici e la maggior parte di quelli di Dagmar (cugina di Sigwart), sostituendoli con altri inediti degli anni tra il 1938 e il 1949 che ci sono parsi rilevanti. Sono messaggi riferiti a eventi pressoché contemporanei alla catastrofe della Prima guerra mondiale ai suoi inizi. In un periodo in cui quasi tutta l’Europa e gran parte del resto del Mondo sono stati travolti da un vortice di sofferenze indicibili dovute allo scatenarsi del conflitto, nel silenzio di una famiglia si è compiuto un fatto difficile da credere e da accettare e fino ad allora unico nel suo genere: «messaggi da un Mondo Spirituale», quello da cui Sigwart parla alle sorelle e alla cognata. Impreparata e senza preavviso, la famiglia è entrata in contatto con quella Sfera che è parte integrante della nostra esistenza e argomento di tutte le religioni; e più o meno nello stesso periodo contemporaneo al conflitto, il dottor Rudolf Steiner (fondatore

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dell‘Antroposofia) iniziò a parlare nelle sue conferenze della necessità, se non del dovere dell’uomo di mettersi in contatto con i defunti: «da tempo in quella condizione e ansiosi di aiutarci». Esortava sempre di più a considerare l’utilità di un modo per riavvicinarsi al Mondo Spirituale, riscoprire le ragioni dell’esistenza, evolversi e facilitare la presa di coscienza del Divino. I messaggi di Sigwart confermano e danno rilievo a quelle esortazioni. Alla pubblicazione dei messaggi nel libro Il ponte sopra al fiume, molte persone hanno dato testimonianza della fede, della speranza, della fiducia e delle nuove prospettive di vita ivi trovate. Il volume è stato tradotto in più lingue. In questa edizione i messaggi sono riportati in versione integrale e senza modifiche. Ove il linguaggio risulti insolito, si tenga conto in primo luogo del carattere prettamente familiare delle comunicazioni e anche degli usi linguistici risalenti a più di un secolo fa, talvolta molto diversi da quelli odierni. Da parte nostra non ci siamo sentiti autorizzati ad «attualizzare» la lingua.

Wuppertal, Primavera 2008 Peter Gutland

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Sigwart e la famiglia: come tutto è cominciato

Botho Sigwart, Filippo Augusto conte di Eulenburg secondogenito di Filippo conte di Eulenburg e della moglie Augusta, nata contessa di Sandels, nacque il 10 gennaio 1884. Luogo d’origine della famiglia erano il castello e i possedimenti di Liebenberg nella circoscrizione del Brandenburgo, 50 km a nord di Berlino. Per la famiglia l’arte rivestiva una grande importanza, su tutte la musica. Anche il padre, nominato principe nel 1900 dall’imperatore Guglielmo II, aveva doti artistiche, cantava e fu autore di componimenti poetici e musicali (tra i quali i famosi Rosenlieder e Skaldengesänge). Era amico e confidente dell’imperatore Guglielmo, che era solito soggiornare a Liebenberg. Sigwart ereditò il talento musicale del padre e lo stesso fece anche la sorella minore Victoria – detta Tora – che divenne pianista. All’età di 7 anni Sigwart scrisse a orecchio la sua prima canzone; dagli otto anni in poi prese lezioni di musica a Monaco e Vienna, fu lui stesso compositore e sapeva improvvisare al pianoforte, talvolta anche in occasione delle visite dell’imperatore, interessato al punto da chiedere al giovane undicenne variazioni della Marcia di Dessau. Siegwart stesso diresse poi questo componimento per orchestra nella grande Musikverein di Vienna e altrove. Nel 1898 iniziò a frequentare il liceo di Bunzlau, nella Slesia. Da Wagner, organista della città, imparò a suonare l’organo. Nel 1899 si trasferì al liceo Luitpold vicino a Monaco e nel 1900 in quello umanistico Friedrich Wilhelm di Berlino dove, nel 1902, conseguì il diploma. A Liebenberg trascorreva le vacanze, anche durante gli studi universitari.

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Su invito di Cosima, vedova dell’amico di famiglia Richard Wagner, nel 1901 prese parte alle prove del Festival di Bayreuth, dove ebbe modo di dirigere l’orchestra. Nel 1902 intraprese a Monaco gli studi di storia e filosofia e nel 1907 si laureò con una tesi su Erasmus Widmann. Contemporaneamente studiò musica presso il professor Thuille e il maestro di cappella Zumpe; terminò gli studi nel 1909 presso Max Reger a Lipsia. Da questo periodo nacquero una serie di componimenti, i cui spartiti sono tuttora disponibili1. Un lungo viaggio di studio in Grecia risvegliò in lui una passione per l’arte greca classica. In particolare la musica greca lo appassionò al punto da fargli trasporre in opera i Lieder di Euripide di Ernst von Wildenbruch. La prima messa in scena, posticipata a causa dello scoppio della guerra, avvenne con grande successo all’Hoftheater di Stoccarda il 19 dicembre 1915, cinque mesi dopo la sua morte. Nel 1909 sposò la celebre cantante lirica Helene Staegemann, figlia del consigliere segreto Staegemann. Da questa unione felice nacque nel 1914 il figlio Friedel, morto nel 1936 durante un’esercitazione militare. Nel 1911 terminò gli studi musicali a Strasburgo con l’organista Albert Schweitzer, cui dedicò un concerto per organo. Alla cerchia dei giovani amici musicisti di Sigwart appartenevano anche Wilhelm Furtwängler e Artur Nikisch. Oltre ai tanti interessi e ai contatti che aveva, questo giovane artista dedicò la sua vita anche allo studio approfondito delle grandi filosofie e religioni del mondo. L’amicizia della famiglia con Rudolf Steiner, che di tanto in tanto soggiornava a Liebenberg, diede modo a Sigwart di conoscere l‘Antroposofia, da quel momento in poi sempre più centrale

1Associazione Botho Sigwart, Hertefeld 1, 47652 Weeze

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nella sua vita. Non solo ne studiava i testi fondamentali, ma non perdeva occasione per assistere alle conferenze di Steiner. Un interesse condiviso con i fratelli Lycki, Tora, Karl e la cognata Marie. In tal modo vennero poste le basi per le comunicazioni avvenute dopo la sua morte. Quando scoppiò la Prima guerra mondiale Sigwart aveva 30 anni e nel settembre di quell’anno si arruolò come volontario. Nominato sottotenente, fu trasferito in Galizia nell’aprile 1915, dove il 9 maggio fu ferito. Il 2 giugno 1915 morì in un ospedale militare a Jaslo. Contrariamente alle usanze, gli amici e parenti riuscirono a trasferire il suo cadavere a Liebenberg, dove fu seppellito nel luogo da lui scelto, sotto la grande quercia nel parco.Il legame speciale tra Sigwart e Marie potrebbe essere stata la causa scatenante del trauma da lei vissuto per la ferita e la morte del cognato. Lycki, la sorella destinataria del primo messaggio, ha descritto l’esperienza con queste parole: «Nella solitudine e nel silenzio di quei giorni ho capito cosa Sigwart si aspettava da me: non che lasciassi guidare la mia mano da lui, ma che da sola aprissi una porta della mia mente per sentire le sue parole e trascriverle». Lycki, Tora e in seguito Marie2 iniziarono a trascrivere i messaggi che si facevano sempre più frequenti. L’assiduità non riusciva però ad allontanare i dubbi e l’incredulità rispetto a tale avvenimento. Era davvero possibile che accadesse una cosa simile? Nonostante le affermazioni di Sigwart, i dubbi restavano. La famiglia mandò Marie dal dottor Steiner con i messaggi raccolti fino a quel momento. Queste le parole della donna: «Mi fu dato questo incarico e, in un nebbioso pomeriggio di dicembre, con i nostri oggetti sacri sotto al braccio – che

2 Rispettivamente, sorelle e cognata di Sigwart.

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a quel tempo avevano già avuto una certa diffusione – mi recai nella Motzstraße di Berlino. Il dottor Steiner mi riservò un’accoglienza calorosa e mi chiese se poteva tenere gli scritti per qualche giorno; io sarei tornata dopo due o tre settimane per discuterne insieme. Quel giorno arrivò e devo ammettere che fu uno dei più angosciosi di allora. Cosa avrebbe detto? Questa domanda mi campeggiava davanti a lettere cubitali, perché nel frattempo in me si era molto rafforzata la fiducia rispetto all’identità di Sigwart. Per un’ora e tre quarti il dottor Steiner lesse insieme a me le comunicazioni, pagina per pagina, facendo chiarezza su alcuni passaggi oscuri e spiegando cosa volesse dire Sigwart con quella o tal’altra cosa, e mi fece alcune domande. Mentre leggeva, annuiva spesso con il capo, affermando in segno di approvazione: «molto ben descritto», «ben espresso», «definizione azzeccata», «sì, le esecuzioni musicali sono reali!» Attesi inutilmente obiezioni a una qualche comunicazione, perché non ve ne furono! Alla fine congedandosi disse: «sì, si tratta di comunicazioni straordinariamente chiare e assolutamente autentiche dai Mondi Spirituali. Non vedo perché dovrei sconsigliarLe di continuare ad ascoltarle…» Salutando, rimarcò ancora la rarità di messaggi simili. Sentii che provava una gioia autentica, la stessa che provavamo noi».Nei successivi 35 anni seguì un grandissimo numero di messaggi che la famiglia raccolse e custodì. Furono resi accessibili a una cerchia ristretta di amici e si viveva con i testi e i precetti di Sigwart. Il 25 aprile 1932 arrivò questo messaggio a portare nell’opera un’idea nuova:«È giunta l’ora che i doni divini che abbiamo permesso a nostro fratello di offrirci siano fatti circolare più ampiamente.

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Quello che gli è stato concesso dirvi deve essere trasmesso ad altri per impartire benedizioni, alleviare sofferenze, aiutare le persone e indicare loro la via verso la luce. Il momento è arrivato!»

Le parole di Marie e Lycki di introduzione ai messaggi vanno calate ancora una volta nell’atmosfera inusuale vissuta dalla famiglia.

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Introduzione

Sigwart! Per molti anni abbiamo protetto il tuo retaggio, per paura che l’incomprensione di una mentalità chiusa avrebbe messo a repentaglio i fili che ci legano a te, fratello nostro. Ora che molti costretti a vivere nella povertà più assoluta mirano ai tuoi Mondi, le tue parole potranno essere di conforto e dare speranza anche ad Altri. Anche noi allora, quando la guerra ci ha portato via te e le tue gioiose creazioni musicali, frutto dell’arte, credevamo che non avremmo riso mai più, tale era la ferita inferta nella nostra intima comunità. Ma la tua grande forza spirituale e il nostro amore – reso ancor più puro dalla sofferenza – hanno superato tutti gli ostacoli. Dalle lontananze dei mondi, oltre il tempo e lo spazio, hanno risuonato nei nostri cuori le tue parole, dapprima incerte, poi sempre più chiare. Ti abbiamo portato in mezzo a noi non nel corso di inquietanti sedute notturne, niente affatto; è stato alla luce del sole che sei venuto da noi in libertà, invocando quelle anime che, con mente lucida e pienamente coscienti, erano disposte ad accogliere le tue parole.

In questo modo ci siamo rese partecipi del tuo Vivere Spirituale. Il tuo amore ha toccato i ponti luminosi sui quali con gioia ti siamo venuti incontro. Possano le tue parole fare eco anche in altre anime e infondervi la certezza dell’esistenza di un legame intimo tra noi, i defunti e il loro Mondo. Colui che persegue l’umiltà e si pone in atteggiamento ossequioso, possa un giorno percepire il flebile richiamo che nell’amore gli arriva dall’Aldilà.

Pentecoste 1950, Marie e Lycki

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Messaggi del 1915

28 luglio 1915

Sono io a parlarti, tuo fratello Sigwart che ti ama, ti sta vicino ed è legatissimo a tutti voi.

Non piangete per me; ne soffro molto. Liberatevi dai brutti pensieri. Siete sempre stati miei fratelli e sorelle, e sempre lo sarete.

Vedo che avete compreso e accolto tutto nel modo giusto e ora nulla potrà separarci. Dillo agli altri fratelli e ai nostri genitori, che li ringrazio per tutto.

Tu dovrai essere il tramite; dopo molte insistenze, ce l’ho fatta. L’ho voluto fin dall’inizio, ma tu non reagivi.

Il vostro grande amore e i vostri pensieri mi permettono di avvicinarmi sempre di più a voi. Sarete felici, perché grazie a me vi evolverete e imparerete molte cose; io sono morto anche per voi, per trasmettervi gli insegnamenti dello Spirito.

29 luglio 1915

Adesso sono molto contento di voi. All’inizio il vostro dolore mi tormentava, poi ce l’ho messa tutta per farmi sentire. Ora va meglio.

Come è facile morire! Non posso ancora dirvi tutto, ma sto molto bene e dovete pensarmi come una forma luminosa che non deve più sopportare alcun dolore. Sono stato io stesso a cercare la morte, perché avevo da compiere qualcosa di più grande qui. Di queste opere non potete avere idea, della loro bellezza, grandezza e perfezione.

Benedetto colui che può compierle! Il tuo corpo deve riposare. Dormi più che puoi. Nel sonno

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ci ritroveremo e aiuteremo. Presto ci riuscirai anche da sveglia. Questo è il primo passo.

Se solo sapeste quanto di bello ho vissuto qui! Ma un giorno ve lo mostrerò io stesso.

Leggi immutabili vi circondano e costringono a vivere la vostra vita come l’avete determinata. L’Onnipotente guida tutto, ma il destino siete voi stessi a crearlo.

30 luglio 1915

Adesso non avete più di che dubitare. Ho da dirvi ancora tante cose. Perché non mi credete fino in fondo, al fatto che vi sono vicino? Non resterò in contatto con voi in questo modo ancora per molto, per questo sfruttate il fatto che io, tuo fratello Sigwart, parlo attraverso di te.

Non pensate che adesso, come fratello spirituale, possa gioire meno con voi di quanto facessi prima, da uomo. In me non è cambiato nulla, a parte il fatto di non avere più un corpo fisico, di sapere molte più cose ed essere felicissimo, perché mi è stata data una grande missione da compiere. Ma per il resto sono esattamente lo stesso che conoscete. Non è vero che non dubitate più ora?

E adesso ancora due parole sull‘«altro Mondo», come lo chiamate.

È tutto molto più puro e limpido. Non avrei mai creduto di riuscire a vederlo in questo modo fin dal primo periodo. Grazie al mio interesse per il sovrasensibile non sono rimasto deluso, al contrario; è stato un risveglio che più bello di così non avrei potuto immaginare. Tutto agiva su di me ed ero allo stesso tempo consapevole di quello che mi stava accadendo, ovvero che avevo attraversato la «Porta della morte», come giustamente la chiamate voi.

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L’ultimo periodo sulla Terra ho sofferto molto. Il distacco dalla materia però avviene nel sonno, poi solo gradualmente si riprende coscienza e si inizia a godere della libertà, se non si è principianti in questo genere di cose.

Come è piacevole non avere più un corpo fisico! Poi però torna la nostalgia per i cari che si sono lasciati. Li si vede soffrire ed è terribile! Questi sono stati i miei unici tormenti e in una certa misura continuano a esserlo. Adesso però sapete come sto e non avete più motivo di soffrire.

- Ecco un altro momento di sofferenza per me. Stai guardando la mia fotografia e pensi che io sia vivo, perché vedi la mia presenza corporea davanti a te; d’improvviso prendi coscienza della realtà e torni a stare male. Sono tutti passi indietro che fai.

Niente potrà separare chi è unito da un vincolo di amore eterno, né in vita né in morte!

31 luglio 1915

L’idea che vi siete fatti di me non è corretta. Non ho ancora abbandonato del tutto l’involucro del Mondo fisico, per questo mi è facile interagire con voi. Poi sarà diverso, molto più bello, più spirituale, perché mi allontanerò sempre più dalla materia. Allora forse non sarà così semplice parlarvi come ora, ma in ogni caso non dovete pensare che non ci sarò più. Vivo insieme a voi grazie al vincolo dell’amore che ci unisce, molto più forte di quando ero in vita, perché adesso posso essere in voi. A questo serve il contatto profondo. Ma non potrò farmi sentire come adesso che non esistono barriere tra noi.

Se poteste vedere che aspetto ha qui tutto! Un mondo che rispetto al vostro è più giusto, più vero; perché da voi tutto

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è apparenza, e le persone non si vedono le une le altre per come sono realmente. Qui non si può fingere, perché si vede attraverso le persone.

Tutto si fa immenso e solenne appena si passa dall’altra parte.

Adesso ho una visione ampia, ma da un po’ di tempo non totale. Il nuovo ambiente agisce con forza su di me, spesso al punto da non rendermi consapevole di quanto il mio spirito possa arrivare ovunque.

(lieve interferenza) Devi credere nelle tue capacità, altrimenti le influenze esterne

intorno a te non ti faranno scrivere. Devi riuscire a distinguere chiaramente le interferenze esterne. Se nell’attesa riuscirete a essere ancor più risoluti e tranquilli, non ci sarà quasi nessun limite per me.

2 agosto 1915

Ora ho una conoscenza e una visione più ampie di prima, anche se distaccarsi dalla materia non significa diventare onniscienti in un batter d’occhio!

Ogni uomo porta in sé una grande forza, ma sono in pochi a sapere di averla. Io stesso riconosco solo ora quanto avrei potuto fare sulla Terra. Cosa sarei riuscito a fare se solo avessi ascoltato di più la mia interiorità! Prendevo dall’esterno quanto più potevo, come un’ape lo succhiavo e portavo dentro di me, troppo di rado creavo qualcosa partendo dal mio Io.

Un errore che mi ha fatto perdere molte opportunità. Ma non è mia intenzione lamentarmi, al mio destino sono grato

perché nella mia breve vita sulla Terra mi ha dato tantissimo. Sarò felice solo se lo sarete anche voi. Mi sforzerò al massimo

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