testo dickens coketown

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  • 8/18/2019 Testo Dickens coketown

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    Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA [G. B. PALUMBO EDITORE]

    da Ch. Dickens, Tempi 

    difficili , Garzanti, Milano

    1977; trad. di A. Valori

    Piperno.

    – Ora, di che cosa vi lamentate? – chiese il signor Bounderby.– Non sono venuto qui per lamentarmi, signore – gli ricordò Stephen. – Sono venuto per-

    ché mi avete mandato a chiamare.– Di che cosa, – ripeté il signor Bounderby, incrociando le braccia – di che cosa vi lamentate

     voialtri, in generale?Stephen lo guardò per un attimo con aria un po’ incerta, poi sembrò che si decidesse.

    – Signore, non sono mai stato molto bravo ad esprimermi, benché abbia anch’io i miei sen-timenti in proposito. Veramente, siamo in un imbroglio, signore. Guardatevi intorno, guar-date la città – ricca com’è – e vedrete quanta gente è nata qui, per tessere, per cardare e perguadagnarsi da vivere, sempre allo stesso modo e nella stessa maniera, dalla culla alla tomba.Guardate come viviamo e dove abitiamo, quanti siamo, e com’è sempre uguale la nostra vita;guardate come le macchine vanno sempre avanti e non ci conducono verso nessun’altra metache non sia, sempre, la morte. Pensate a come ci considerate, a quello che scrivete di noi, aquello che dite di noi, quando andate a parlare di noi in deputazione1 ai ministri, pensate alfatto che voi avete sempre ragione e noi sempre torto, e non abbiamo mai avuto ragione daquando siamo nati. Guardate come tutto questo è andato sempre aumentando, signore, cre-scendo di anno in anno, di generazione in generazione. Chi può guardare tutto questo, signo-re, e non riconoscere onestamente che è un imbroglio?

    – Naturalmente – disse il signor Bounderby. – Ora forse voi vorrete far sapere a questo gen-tiluomo2 come sistemereste voi questo imbroglio (come vi piace tanto chiamarlo).

    – Non posso, signore. Non ci si può aspettare questo da me. Non ci si può rivolgere a meper questo. Tocca a quelli che stanno al di sopra di me, al si sopra di tutti noi. A chi dovrebbetoccare, se non a loro?

    – Vi dirò qualcosa su questo, in ogni modo –, ribatté il signor Bounderby. – Noi vi daremoun bell’esempio con una mezza dozzina di Slackbridge.3 Processeremo quei mascalzoni peralto tradimento, e li faremo deportare nelle colonie penali.

    Stephen scosse gravemente il capo.– Non ditemi che non lo faremo, signor mio, – dichiarò il signor Bounderby, dando ormai

    il via alla tempesta; – perché lo faremo, ve lo dico io!

    – Signore, – ribatté Stephen con la tranquilla fiducia della certezza assoluta, – anche se voiprendeste un centinaio di Slackbridge – ce ne sono, e ce n’è un numero anche dieci volte mag-giore – e li chiudeste in tanti sacchi separati e li gettaste nel più profondo oceano esistente pri-ma ancora che ci fosse una qualsiasi terraferma, lascereste quest’imbroglio esattamente com’è.Estranei malvagi! – esclamò Stephen, con un sorriso inquieto; – quanto abbiamo sentito parla-re, da quando possiamo ricordarcene, di questi estranei malvagi! Non sono loro che fanno iguai, signore. I guai non cominciano per causa loro . Io non sono favorevole a queste persone –non ho nessuna ragione per favorirli – ma è inutile e insperabile sognare di toglierli dal lorolavoro e dal loro scopo, invece di toglier loro il lavoro e lo scopo! È proprio come il fatto chetutto ciò che è intorno a me in questa stanza era qui prima che io venissi e resterà qui quandome ne sarò andato. Mettete quell’orologio su una nave e speditelo all’isola di Norfolk, e il tem-po continuerà a passare lo stesso. Così è con Slackbridge, in tutto e per tutto. […]

    1 in deputazione: in rappresentanza.2 questo gentiluomo: si tratta di Harthouse, importante gen-tiluomo londinese.

    3 Noi…Slackbridge: si annunciano cioè punizioni esemplarinei confronti di alcuni agitatori sindacali del tipo di Slackbridge,dalle cui imprese Stephen Blackpool si è dissociato.

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    In Tempi difficili un operaio, Stephen, esprime il punto di vista

    dell’autore: denuncia le ingiustizie e la logica dello sfruttamento,ma si dissocia dalla lotta sindacale perché vorrebbe che la

    soluzione venisse dalla pietà e dal buon senso della classe dominante. A lui si contrappone Bounderby che

    rappresenta invece l’ottica arrogante dell’imprenditore che non capisce i problemi ed è disposto solo a usare

    la maniera forte.

    Charles Dickens

    Un operaio espone l’ideologia

    dell’anticapitalismo romantico

    T52

    • denuncia dello sfruttamento operaio

    • ideologia dell’anticapitalismo

    romantico[Tempi difficili ,

    libro II, cap. V]

    situazione

    di distacco

    dagli

    operai

    descrive la

    condizione

    degli operai

    Testo

    l’uomo si deve

    adattare al ritmo di

    produzione, agli

    operai questo ritmo di

    lavoro porta alla

    morte (mancanza di

    una prospettiva di

    cambiamento)

    nelle controversie

    l’operaio ci rimette

    sempre, perchè la

    ragione l’hnno i

    padroni

    l’operaio capisce

    che il sistema è un

    sistema ingiusto

    (perchè il sistema

    giova solo a pochi

    sfruttando molti)

    superioritàe superbia

    ( dal

    distacco al

    disprezzo)

    in ogni modo non è

    con la forza che si

    risolve la questione,

    ma cercare di capire la

    necessità di cambiare

    la necessità della

    politica economica

    Non siamo in un castello, ma siamo in una città, all’interno di una fabbrica quindi un luogo inusuale per l’ambientazione di un romanzo di quell’epoca.

    l protagonista del brano è un operaio e un rappresentante del sindacato, che dialoga sulle condizione del lavoro operaio ( possiamo notare la forza

    del realismo nel romanzo di dickens ).

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    Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA [G. B. PALUMBO EDITORE]

    4 finché…Dio: finché non sarà distrutto il mondo.5 Luisa: è la signora Bounderby, presente al dialogo, il cui sguardo Stephen ha più volte cercato come rifugio e conforto.

    – Signore, io non posso, con la mia poca istruzione e la mia rozzezza, dire a quel gentiluo-mo quali sono i mezzi per migliorare tutto ciò – sebbene vi siano alcuni operai che potrebberofarlo – ma posso dirgli quali sono le cose che non serviranno mai. Il pugno di ferro non andràmai bene. La vittoria e il trionfo non andranno bene. Mettersi d’accordo perché una parte siasempre e innaturalmente nel giusto e l’altra parte sia sempre e innaturalmente in torto non

    servirà, non servirà mai a niente. Neanche lasciar correre servirà a qualche cosa. Lasciate solee abbandonate migliaia e migliaia di persone, che fanno sempre la stessa vita, tutte negli stessiguai, ed esse saranno come un sol uomo, e voi sarete come un altro, con un abisso cupo e in-sormontabile tra voi, per tutto il tempo, lungo o breve, che durerà una miseria simile. Trattarlicon distacco, senza quella gentilezza e quella serenità che avvicinano le persone l’una all’altranei loro guai e le sollevano dalle loro sofferenze dando loro quello di cui più hanno bisogno– come nessun’altra gente che il signore qui può avere visto nei suoi viaggi – non servirà aniente fino a che il sole non diventerà di ghiaccio. Soprattutto, considerarli come pura ener-gia, regolarli come cifre in una somma o come macchine, senza sentimenti, senza ricordi e in-clinazioni, senza anime che soffrono o sperano – e quando tutto va bene, tirare avanti comese essi fossero privi di tutto ciò, e quando le cose vanno male, rimproverarli della loro man-canza di sentimenti umani verso di voi – tutto questo non andrà mai bene, signore, finché non

    sarà distrutta l’opera di Dio.4Stephen rimase lì con la maniglia della porta in mano, aspettando per sapere se si atten-

    deva altro da lui.– Fermatevi ancora un istante –, disse il signor Bounderby, estremamente rosso in viso. –

     Vi dissi, l’ultima volta che veniste qui con una protesta, che avreste fatto meglio a fare una gi-ravolta e ad uscirne del tutto. E vi dissi anche, se ricordate, che sapevo che aspiravate ad uncucchiaio d’oro.

    – Non lo pensavo davvero, signore, ve lo assicuro.– Ora, è chiaro per me –, disse il signor Bounderby, – voi siete uno di quegli individui che

    hanno sempre qualcosa di cui lamentarsi. E che andate invece seminando lamentele e mieten-done il raccolto. Questa è la vostra occupazione, amico mio.

    Stephen scosse il capo, protestando silenziosamente che aveva ben altre occupazioni per vivere.

    – Voi siete un individuo talmente fastidioso, talmente irritante e male intenzionato, vedete,– disse il signor Bounderby, – che persino il vostro sindacato, gli uomini che conoscete meglio,non vogliono avere niente a che fare con voi. Non avevo mai pensato che quegli individui po-tessero aver ragione in qualche cosa, ma vi dico io, che per una volta sono d’accordo con loro,e che neanche io voglio avere più niente a che fare con voi.

    Stephen gli alzò immediatamente gli occhi in viso.– Potete finire il lavoro che state facendo, – dichiarò il signor Bounderby con un cenno si-

    gnificativo, – e poi andarvene da qualche parte.– Signore, voi sapete benissimo, – disse Stephen con forza, – che se non posso avere lavoro

    da voi, non potrò averlo da nessun’altra parte.

    La risposta fu: – Quello che so io, lo so io; e quello che sapete voi, lo sapete voi. Non hoaltro da dire in proposito.Stephen gettò di nuovo un’occhiata a Luisa;5 ma gli occhi di lei non erano più levati verso

    i suoi; sicché, con un sospiro, e dicendo, quasi senza fiato: – Che il Cielo ci aiuti tutti in questomondo! – egli se ne andò.

    Charles Dickens ~ Un operaio espone l’ideologia dell’anticapitalismo romanticoT52

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    è inutile contrapporsi

    con violenza ( sia lo

    sciopero sia la

    deportazione dei

    sindacalisti sonoinutili )

    è meglio

    concedere qualche

    diritto prima di

    arrivare all’utilizzo

    della forza poichè

    non aiuta nessuno

    ( anche in campo

    economico )

    gli operai vanno trattati come esseri umani!

    non ha capitoassolutamente niente

    ma ha capito solo che

    si stanno lamentando

    assoluta chiusura

    mentale dei padroni )

    io voglio…”

    lkn

    ottolinea il fatto che il

    otere lo hanno i

    adroni senza bisogno

    i alcuna ragione per

    iustificarlo